Le letture del mese – Giugno ’19

Sin da ragazzino ho avuto un interesse molto poco convenzionale per le malattie ed i germi, oltre ai loro metodi di diffusione e al lavoro di ricerca necessario alla realizzazione di cure e vaccini. Alla tenera età di 10 anni, mentre i miei coetanei pensavano ai Power Ranger, andavo ritagliando articoli di giornale su un’epidemia di Ebola in Zaire – così si chiamava la Repubblica Democratica del Congo fino al 1997 – e iniziavo ad ipotizzare un possibile futuro da virologo. Con il senno di poi, data la mia proverbiale maldestria, è stato un bene l’aver imboccato tutt’altra strada: rovesciare un campione di vino è sicuramente meno greve di conseguenze rispetto al rovesciare una fialetta di vaiolo. L’interesse per l’argomento, tuttavia, è rimasto invariato, sebbene sia ormai circoscritto alla storia delle malattie e alle conseguenze delle epidemie in epoca storica. Non è un caso, quindi, che per questo mese abbia scelto un volume dedicato alla peggior pandemia influenzale della storia ed uno dedicato alle zoonosi, ossia quelle malattie – influenza, AIDS, Ebola, eccetera – provocate da agenti patogeni che, mutando, passano dagli animali all’uomo.

 

LAURA SPINNEY – 1918. L’INFLUENZA SPAGNOLA

La pandemia di influenza spagnola, così chiamata non perchè originaria della Spagna, bensì perchè furono i quotidiani spagnoli, all’epoca non sottoposti a censura di guerra, i primi a darne notizia, non ha mai goduto di particolare attenzione a livello storiografico. L’attenzione dei contemporanei e degli studiosi nei decenni successivi, infatti, è sempre rimasta concentrata sul primo conflitto mondiale, sui lutti e sulle devastazioni da esso provocate e sulle sue conseguenze a medio termine. Eppure in pochi mesi questo morbo uccise più persone della guerra appena conclusa, raggiungendo anche gli angoli più remoti del pianeta, contribuendo a plasmare la storia del secolo appena trascorso.

Non essendo una storica e nemmeno un medico, Laura Spinney non è una addetta ai lavori in senso stretto, ma non è nemmeno una ciarlatana. Forte di una laurea in scienze naturali e di diverse pubblicazioni su riviste autorevoli, è una brillante giornalista scientifica capace di realizzare un ottimo volume divulgativo, unendo una buona capacità narrativa al rigore metodologico e ad un approccio a 360 gradi che ho apprezzato molto. Storia, cronaca, antropologia e, ovviamente, scienza: nulla viene escluso per tracciare un quadro esauriente della Spagnola.

Il volume si discosta da molte delle opere precedenti, fin troppo incentrate sull’impatto dell’influenza in Europa occidentale ed in America settentrionale, andando a raccontare gli effetti della malattia in comunità umane distanti tra di loro tanto dal punto di vista geografico, quanto da quello sociale e culturale. Ne risulta un mosaico che spazia dalla Cina rurale alle comunità di nativi in Alaska, passando per i minatori sudafricani, i pellegrini persiani ed il Brasile urbano. In ognuna di queste comunità la malattia ha colpito in modo diverso, perchè diverse sono state le reazioni al contagio e diverse le contromisure adottate dalle autorità competenti: in alcuni casi ciò ha permesso di limitare la diffusione della pandemia, mentre in altri ha sortito l’effetto contrario.

È particolarmente interessante l’impatto della pandemia influenzale sul mondo scientifico dell’epoca, che venne scosso fin nelle fondamenta. All’epoca, infatti, si riteneva che l’influenza fosse causata da un batterio e non da un virus, entità per altro solo teorizzata e non osservata in laboratorio prima degli anni ’30, e questo condusse gli scienziati in diversi vicoli ciechi. D’altro canto, però, la malattia portò alla nascita degli embrioni di quelli che successivamente sarebbero diventati i vari Sistemi Sanitari Nazionali e di un sistema di osservazione e allerta per le malattie infettive.

Concludo con un plauso a Marsilio per aver scelto una delle ultime opere di Schiele, artista che adoro, come immagine di copertina. “La famiglia” rappresenta il pittore insieme alla compagna e al figlio che di lì a poco sarebbe nato. La Spagnola, in un tragico scherzo del destino, ne impedirà la realizzazione: entrambi moriranno di influenza nell’ottobre del 1918.

 

DAVID QUAMMEN – SPILLOVER

Ho acquistato questo libro appena uscito, nel 2014, sedotto da una fascetta promozionale che prometteva di andare “al cuore della spaventosa epidemia di Ebola”, proprio come una falena si lascia attirare dalla luce di una candela. Sfogliando il volume, appena arrivato a casa, mi sono reso conto che il richiamo alla febbre emorragica era più una strategia promozionale che non una indicazione del contenuto: scritto ben prima dell’insorgere dell’epidemia di Ebola in Africa Occidentale, “Spillover” è un volume che parla delle zoonosi in generale e quindi anche e non solo di Ebola.

Cosa sono le zoonosi? Con questo termine si indicano tutte quelle malattie infettive che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo. Nel corso della storia il rapporto tra uomini e animali si è fatto sempre più stretto, sino a diventare quasi inscindibile con la domesticazione e la sedentarizzazione. Ciò ha permesso a molteplici agenti patogeni di compiere, a seguito di mutazioni spontanee, il cosiddetto “salto di specie” trovando un ambiente favorevole nel corpo umano. Non è una esagerazione affermare che buona parte delle malattie dell’uomo siano nate come zoonosi e che con il passare del tempo continueranno a nascerne di nuove.

Attingendo alla vastissima letteratura scientifica sull’argomento e intervistando numerosi scienziati, David Quammen indaga come un detective alla ricerca del serbatoio naturale dei patogeni e cerca di capire i meccanismi e le condizioni che li hanno portati a colpire anche l’uomo. Unendo una notevole abilità narrativa – oltre che giornalista Quammen è anche un affermato romanziere – al lavoro sul campo, “Spillover” si muove come un romanzo noir  tra foreste africane, fattorie australiane ed i caotici mercati delle città cinesi. Il risultato dell’indagine è, purtroppo per noi, molto poco auto assolutorio, ma fornisce parecchi spunti di riflessione.

Oltre ad essere tremendamente avvincente, Spillover è un esempio da manuale di corretta informazione scientifica alla portata di tutti. Quammen, per fare un esempio, riesce a spiegare in termini semplicissimi una tecnologia come la PCR (polymerase chain reaction), essenziale in ambito medico, che permette di replicare in vitro singoli frammenti di acidi nucleici e di identificare la presenza o meno di un patogeno in un dato campione.

Personalmente l’ho trovato un volume molto gradevole che, nonostante la tematica apparentemente ostica, mi ha tenuto incollato alle pagine. Ho gradito molto il capitolo su AIDS e HIV, argomento su cui l’autore ha successivamente scritto un altro libro, così come quello sull’influenza aviaria. Entrambi hanno il merito di smontare diversi “miti” nati intorno a queste malattie, fornendo al lettore un quadro più preciso e corretto.

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