La “Stalingrado” austroungarica: l’assedio della fortezza di Przemysl (1914-1915) parte 1

Il teatro galiziano. Przemysl è il triangolo rosso. Le linee tratteggiate più spesse indicano la rete ferroviaria, mentre quelle più sottili indicano approssimativamente i confini all’agosto 1914.
Mappa realizzata dall’autore su base di Pietro D’Orio.

L’assedio della città-fortezza di Przemysl, città polacca adagiata sulle rive del fiume San in prossimità del confine ucraino, oltre a rappresentare una delle più gravi sconfitte militari mai patite dall’esercito austroungarico durante il primo conflitto mondiale, è anche un interessante caso di studio. Le diverse fasi della battaglia, infatti, mostrano in maniera lampante le peculiarità del fronte orientale rispetto agli altri teatri bellici, peculiarità che diventeranno sempre più marcate con il progredire del conflitto. Inoltre nelle numerose memorie che ci sono pervenute è possibile scorgere le enormi contraddizioni che esistevano all’interno della Duplice Monarchia e che contribuirono a causarne il crollo.

Sin dalla sua nascita la città si trovò al centro di importanti traffici. Oltre ad esercitare un controllo diretto sui punti di attraversamento del San, la presenza del fiume la collocava su una importante direttrice che collegava il Baltico all’Europa Centrale attraverso i Carpazi. La realizzazione della strada ferrata che univa Cracovia a Leopoli,  aumentò ulteriormente la sua importanza come nodo nelle comunicazioni a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.

Mortaio Skoda da 305mm.
Fonte Wikipedia

Non deve quindi sorprendere che i vertici militari asburgici la scelsero per realizzare il primo caposaldo di quella che nei loro piani doveva essere una possente linea fortificata imperniata sul corso d’acqua. Crescenti difficoltà finanziarie e l’evoluzione delle dottrine militari spinsero le autorità a ridimensionare i loro progetti, concentrandosi solo su Przemysl. Ulteriori migliorie vennero apportate all’inizio del XX secolo, dando alla piazzaforte il suo aspetto definitivo. Da una cittadella fortificata, che fungeva da posto di comando, dipendevano altri venticinque forti di minori dimensioni, disposti in due anelli concentrici intorno alla città, a cui si aggiungevano dodici postazioni protette per artiglieria da fortezza.

Nel 1914, però, la formidabile postazione difensiva risultava obsoleta, come dimostrato dall’andamento delle ostilità in Belgio. Le fortificazioni di Liegi e Namur, infatti, erano state fatte a pezzi dei grossi calibri da assedio tedeschi, cui erano aggregate alcune batterie di mastodontici mortai Skoda austroungarici, senza che potessero rispondere al fuoco. Per un esercito relativamente arretrato e sprovvisto di un numero sufficiente di bocche di fuoco, come quello zarista, una città-fortezza come quella di Przemysl restava comunque un importante ostacolo.

Fanteria austro-ungarica in riposo durante una marcia nell’estate del 1914.
Fonte Wikipedia

Sin dalle primissime fasi del conflitto, l’alto comando austriaco decise di concentrare i propri sforzi contro la Russia, nella convinzione di poter sferrare un colpo decisivo prima che il colosso slavo fosse in grado di manifestare tutta la sua potenza. Il piano di Conrad era piuttosto semplice: due armate, la I di Dankl e la IV di  Auffenberg, dovevano attaccare verso nord puntando a Lublino per isolare il cosiddetto “saliente polacco”, ossia l’attuale Polonia centrale, possedimento russo che all’epoca si incuneava tra Prussia e Galizia; la III armata di Brudermann, cui presto si sarebbe aggiunta la II di Böhm-Ermolli, dirottata in fretta e furia dal fronte serbo a quello galiziano, invece avrebbe dovuto mantenere un contegno difensivo, cercando di sfruttare a proprio vantaggio la morfologia del terreno per rallentare un possibile attacco dell’esercito zarista su Leopoli. In questa fase Conrad stabilì il suo quartier generale proprio nella cittadella di Przemysl, in modo da poter controllare efficacemente entrambi gli scacchieri.

Se a nord l’esercito di Francesco Giuseppe riuscì a raccogliere qualche successo a Krasnik e Komarow, più per disorganizzazione del nemico che per meriti propri, arrivando a minacciare i sobborghi di Lublino, ad est l’andamento della guerra fu decisamente diverso. Sottostimando le forze nemiche, che consistevano nella III armata di Ruzsky e nella VIII di Brusilov, Brudermann contravvenne agli ordini e lanciò una serie di attacchi sconsiderati che si risolsero in un totale fallimento pagato con pesanti perdite. Impossibilitato a mantenere la linea del fronte contro un nemico numericamente soverchiante, fu costretto a ritirarsi a ovest di Leopoli, che venne occupata dai soldati dello zar il 4 settembre. Nel frattempo Conrad aveva ordinato alla IV armata di ruotare verso sud-est per andare a fornire supporto alle truppe in ritirata, ma la formazione venne intercettata dalle forze russe nella zona di Rawa Ruska, a metà strada circa tra Leopoli e Lublino. Il sacrificio della retroguardia, il XIV corpo dell’Arciduca Giuseppe Ferdinando composto da truppe provenienti da Tirolo e Trentino,  impedì la completa distruzione dell’armata, ma non il crollo del fronte. L’11 settembre, infatti, Conrad fu costretto ad ordinare la ritirata generale sulla linea del San.

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