Breitenfeld, 1631. L’ascesa di Gustavo II Adolfo di Svezia

Schieramento iniziale
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Nonostante le armi da fuoco avessero ormai il predominio dei campi di battaglia, il sovrano svedese aumentò la proporzione di picchieri rispetto a quella dei moschettieri – rispettivamente 216 contro 192 – all’interno dei singoli battaglioni. Il minor numero di moschetti venne compensato con l’aumento della potenza di fuoco grazie all’introduzione della contromarcia. Mentre i picchieri si schieravano ai lati del battaglione, i moschettieri si disponevano al centro su sei file: la prima inginocchiata, la terza in piedi e la seconda leggermente inclinata in avanti. Dopo aver fatto fuoco in rapida successione, queste cedevano il posto alle altre tre file. Quindi, mentre i commilitoni sparavano, ricaricavano le armi per poi tornare nuovamente in prima fila. In questo modo gli svedesi riuscivano a saturare l’avversario con una micidiale potenza di fuoco, tanto che ogni fila di moschettieri riusciva ad effettuare fino a venti salve all’ora.

I reparti sassoni si schierarono alla sinistra delle forze svedesi, adottando il tradizionale tercio e disponendosi a cuneo, mentre la cavalleria prese posto sui lati. In questo modo, mentre l’esercito di Tilly disponeva di forze di cavalleria solo sui fianchi, i protestanti poterono sfruttare la presenza di metà della truppe montate svedesi nel centro dello schieramento.

La battaglia ebbe inizio all’incirca a mezzogiorno, con uno scambio di artiglieria durato circa due ore, durante il quale la superiore cadenza di fuoco svedese, nell’ordine di tre salve per ogni salva cattolica, causò gravi perdite alle formazioni di fanteria avversaria. Ciò fu dovuto soprattutto all’introduzione da parte di Gustavo di cariche di lancio già confezionate, velocizzando enormemente il lavoro degli artiglieri.

L’attacco della cavalleria imperiale
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Per uscire dall’impasse, Tilly ordinò al conte di Pappenheim di impegnare la destra svedese lanciando all’attacco i suoi corazzieri. La cavalleria dell’epoca non veniva più utilizzata per caricare il nemico, semmai per sfiancarlo attraverso il caracollo. Questa pratica consisteva in una serie di manovre che permettevano ai cavalieri di avvicinarsi alle formazioni nemiche per poi scaricare in sequenza le pistole con cui erano equipaggiati. Il sovrano svedese, tuttavia, aveva inserito diversi reparti di moschettieri a protezione dei propri squadroni di cavalleria, i quali, forti di una maggiore gittata, bloccarono per sette volte i tentativi di avvicinamento delle truppe montate imperiali. Frustrato l’ennesimo tentativo di Pappenheim, il comandante della cavalleria svedese impartì l’ordine di caricare all’arma bianca: gli svedesi, infatti, essendo abituati ad affrontare la micidiale cavalleria polacca, tra cui i leggendari ussari alati, erano addestrati al corpo a corpo. La carica si risolse con una fuga disordinata degli avversari, che abbandonarono il campo di battaglia.

Sul fianco opposto, tuttavia, il solo avvicinamento dei reparti montati di Fürstenberg causò lo sbandamento e la rotta completa delle truppe sassoni, le quali, oltre ad essere male equipaggiate, erano composte in massima parte da coscritti e quindi del tutto incapaci di fronteggiare gli esperti veterani dell’esercito cattolico. Con la fuga degli alleati e con un fianco scoperto, la situazione per gli svedesi si fece critica, anche a causa dell’inferiorità numerica.

Lo scontro di fanteria
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Scorgendo l’opportunità di sopraffare il nemico, Tilly diede ordine alla sua fanteria di avanzare contro la sinistra svedese, ormai esposta. Gustavo, consapevole del pericolo, diede ordine alle riserve di portarsi in prima linea e di schierarsi con una formazione obliqua, per impedire ai cattolici di sfruttare la falla. La maggiore mobilità delle truppe svedesi permise di eseguire la manovra in perfetto ordine, mentre i tercio arrancavano, penalizzati dalla loro struttura fissa, sotto il fuoco serrato dell’artiglieria reggimentale nordica. Questo tipo di artiglieria era una delle tante novità introdotte dal Leone di Mezzanotte. Ad ogni reggimento erano stati assegnati quattro cannoni da tre libbre, da utilizzare in completa autonomia per appoggiare la fanteria. Questi cannoni erano relativamente leggeri – pesavano poco più di 200 kg e quindi era possibile spostarli sul campo di battaglia senza troppo sforzo – ed erano capaci di eseguire fino a venti salve all’ora: una potenza di fuoco inaudita per l’epoca.

La rotta degli imperiali
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La battaglia si trasformò quindi in un confronto tra le due fanterie, in cui la superiorità svedese emerse in tutta la sua chiarezza. Nel frattempo il re di Svezia, alla testa della propria cavalleria, ridusse al silenzio l’artiglieria imperiale, dopo aver avuto la meglio su ciò che rimaneva delle truppe montate cattoliche. Ormai padroni del campo, i protestanti iniziarono le manovre di accerchiamento dei fanti di Tilly. Senza più alcuna prospettiva di vittoria, all’approssimarsi del tramonto l’esercito cattolico non riuscì più a reggere la pressione cui era sottoposto, finendo per sbandare e disperdersi. La vittoria di Gustavo era pressocchè totale.

Gustavo II Adolfo dopo la battaglia di Breitenfeld ( opera di Nils Forsberg) fonte: Wikipedia

Breitenfeld segnò la fine del tercio, sebbene questa venne sancita definitivamente soltanto un decennio dopo, quando i francesi annientarono le truppe spagnole a Rocroi, rivoluzionando l’ars bellica per i secoli a venire. Sebbene morto precocemente sul campo di battaglia di Lützen appena un anno dopo, la potenza svedese continuò a crescere sotto i discendenti di Gustavo II, arrivando al culmine con l’ascesa al trono di Carlo XII.

 

 

BIBLIOGRAFIA

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R. F. Weigley, The Age of Battles: The Quest for Decisive Warfare from Breitenfeld to Waterloo, Bloomington-Indianapolis, Indiana University Press, 2004

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