Via XXX Aprile

Questo post, in origine, era un semplice stato su Facebook, motivo per cui non c’è nessuna immagine allegata. Visto che a quanto pare è piaciuto, credo sia degno di essere inserito in questo blog.

I nomi delle strade, spesso, sono in grado di raccontare la storia di un luogo meglio di pile e pile di libri. Talvolta riportano eventi famosi, mentre altre ci parlano di di fatti ormai dimenticati dai più. Poi ci sono le strade che ci ricordano i nostri scheletri nell’armadio, come via XXX aprile a Merano. C’è un motivo se le è stato assegnato quel nome, anzi, di motivi ce ne sono nove. Morti.

Prima di raccontare questa storia facciamo un piccolo passo indietro. Il 25 aprile 1945 l’insurrezione organizzata dal CLN porta alla liberazione di Torino e Milano, mentre gli Alleati raggiungono il Po dopo aver sfondato la Linea Gotica. Il 29 dello stesso mese, a Caserta, i generali Wolff e von Senger firmano la resa incondizionata delle truppe tedesche impiegate sul fronte italiano, resa che entrerà in vigore alle 14.00 del 2 maggio. La guerra è ormai agli sgoccioli e anche a Merano si inizia a respirare un’aria diversa. La caccia all’ebreo organizzata dal SOD nel settembre del ’43, le bombe alleate che avevano squassato Sinigo soltanto qualche settimana prima ormai sembrano storia lontana. Anche le pattuglie della Wehrmacht per le strade fanno meno paura, tanto che qualcuno prende coraggio.

La mattina del 30 aprile i vigili urbani tentano, fallendo, di occupare il municipio. In contemporanea iniziano a formarsi diversi cortei spontanei, il più grande dei quali parte dalla stazione e imbocca corso Libertà (all’epoca corso Diaz) sotto lo sguardo apparentemente indifferente dei militari tedeschi. All’improvviso, però, rieccheggiano degli spari. Gli atti della Corte d’Assise di Bolzano ci dicono che a fare fuoco sono membri delle SS con l’incoraggiamento e la partecipazione attiva di alcuni meranesi. Le cronache narrano di feriti finiti con un colpo alla nuca da un ufficiale tedesco, di sputi e calci sui cadaveri riversi sull’asfalto. Una brutta storia, ben presto dimenticata come tante altre in questa terra.

Non è nemmeno l’ultimo colpo di coda della belva nazista in Sudtirolo. Il 2 maggio, infatti, nove operai italiani in servizio presso la polveriera di Cengles vengono fucilati appena fuori dal paese di Lasa da un reparto germanico sopraggiunto da Silandro. Il giorno successivo tocca al capoluogo. Approfittando della resa tedesca, gruppi partigiani iniziarono ad occupare i punti strategici della città su ordine del comando alleato. La reazione germanica è durissima e costa la vita ad una quarantina di persone, di cui una ventina fucilate da una squadra di paracadutisti all’interno dello stabilimento Lancia. Si dice che la gente ha la memoria corta, in questa terra ce l’ha corta e selettiva.

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